LA BUROCRAZIA DELLE NEBBIE TIENE PRIGIONIERI 1155 PROGETTI

martedì 10 maggio 2022

Energie rinnovabili, eolico, solare, fotovoltaico, ma non solo. Dietro la macchina burocratica regionale che arranca restano in attesa centinaia di progetti per investimenti milionari. Le multinazionali temono il muro di gomma, gli imprenditori siciliani lanciano l'allarme: «Così va in fumo il futuro della nostra terra».
Progetti bloccati
Succede anche che all'imprenditore che ha presentato una richiesta di autorizzazione a mezzo Pec per centinaia di migliaia di euro, venga richiesto di consegnare la ricevuta di pagamento di un bollo da 13 euro in copia originale, perché lo sportello non accetta la scansione allegata alla posta certificata. Un dipendente dell’azienda, così, dovrà allontanarsi dalla dia postazione e perdere ore tra traffico e uffici pubblici per integrare in cartaceo una ricevuta mentre il resto della pratica viaggia in digitale. E magari, qualche mese più tardi, quella stessa pratica si bloccherà proprio in qualche altro ufficio pubblico, perché quella ricevuta da 13 euro non si trova più. Succede anche che per alcuni bandi i progetti si debbano presentare a mezzo Pec, ma al momento dell'invio la mail torni indietro perché la casella di posta certificata dell'ufficio pubblico è piena e non è stata svuotata. O che grossi file che contengono rendering dei progetti non possano essere aperti dai computer degli uffici regionali, perché troppo vecchi e lenti.
Il collo di bottiglia
È un vero e proprio collo di bottiglia, quello della macchina amministrativa regionale, in cui centinaia di progetti restano bloccati in attesa delle procedure autorizzative, tra burocrazia lumaca e strumentazione vetusta. L'allarme arriva ancora una volta da Sicindustria, che in un dossier sulle sole autorizzazioni ambientali in attesa di essere processate denuncia che 1155 progetti di investimento pubblici e privati restano in attesa di un decreto autorizzativo. Lo studio condotto dagli industriali siciliani analizza l'arco di tempo che va dal 2017 alla fine del 2021. «Dire a quanto ammontano gli investimenti bloccati - dicono dall'associazione di categoria - è arduo, ma di certo parliamo di oltre due miliardi se consideriamo che soltanto nel fotovoltaico ci sono oltre 80 mega impianti».
Via con i ritardi
I ritardi nel rilascio delle autorizzazioni possono superare anche i tre anni, nonostante i tempi indicati dalla legge sarebbero assolutamente differenti. Le norme vigenti prevedono infatti che si possa arrivare a circa quattro mesi per le procedure di verifica di assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale, poco più di sei mesi per ottenerle, di 280 giorni per arrivare al Paur, il procedimento autorizzatorio unico regionale. Ma gli iter per ottenere il via libera dei progetti, in Sicilia viaggiano su tempi differenti. Secondo le stime di Confindustria, sulla base dei dati pubblici sul sito dell'Arta, sebbene per i decreti per le autorizzazioni di impatto ambientale dovrebbero essere liquidati in 90 giorni, il tempo medio di attesa nell'Isola è di 15 mesi, ovvero 450 giorni. Tra il 2019 e il 2021 sono stati emanati 613 decreti: 330 erano procedure di assoggettabilità a Via o Vas. «Oltre il 50 per cento di questi decreti - si legge nel report - si conclude con rimando alla procedura Via o alla Vas per cui l'impresa o l'ente pubblico locale deve ricominciare da capo un altro iter con la richiesta della valutazione d'impatto ambientale. I tempi medi di rilascio di una di queste valutazioni si aggira sui due anni».
Il decreto non basta
Ma il decreto non basta per avviare i lavori, serve il procedimento autorizzatorio unico: sulla carta nove mesi per ottenerlo. «In realtà - denunciano ancora da Sicindustria per avere un Paur si possono impiegare fino anche tre anni». Gli uffici dell'assessorato al Territorio e Ambiente, ammettono ancora gli imprenditori esasperati, tendono a rispettare i tempi. Ma dove si blocca allora la macchina amministrativa? Nell'occhio della bufera finisce la Commissione per le valutazioni di impatto ambientale, potenziata nel numero di componenti, ma sommersa dalle pratiche da processare. «Per la commissione tecnico scientifica - si legge ancora nel dossier - i termini di legge diventano un fattore non rilevante anche perché si divide in gruppi di lavoro con tempi di risposta diversa, facendo spesso e ripetutamente ricorso a pareri intermedi nei quali richiede integrazioni, ripetizioni di documenti, richiede preventivamente pareri di altri enti coinvolti che possono essere acquisiti solo successivamente durante la conferenza di servizi». E lì il rischio di restare impantanati è altissimo. Perché l'attività della Commissione Via-Vas «è diventata il fulcro sul quale si regge tutta l'attività istruttoria e valutativa dell'amministrazione regionale. Purtroppo a quasi tre anni dall'insediamento della commissione, appare evidente che i buoni propositi divulgati dal governo si sono tramutate in amare illusioni - concludono gli industriali - col risultato che il carico di pratiche arretrate si è notevolmente incrementato e, di conseguenza, i tempi di attesa dei pareri ambientali si sono sempre più allungati, provocando un grave nocumento al settore produttivo-imprenditoriale».

 

Leggi anche l'intervista al presidente di Sicindustria, Gregory Bongiorno


 


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