BONGIORNO AL GIORNALE DI SICILIA: `COSì SI SCORAGGIANO GLI INVESTIMENTI SUL TERRITORIO`

giovedì 12 gennaio 2023

«Cito un passaggio della norma che ha dato vita all'organismo di cui stiamo parlando, creato “al fine di accelerare il rilascio delle autorizzazioni ambientali con conseguente i n ere mento delle entrate finanziarie e dello sviluppo economico”. Lo so, letto oggi suona strano, ma tant'è». Il passaggio riguarda l'articolo 91 della legge regionale 2015, istitutiva della Cts, la Commissione tecnica specialistica che sulla carta, continua il presidente di Sicindustria Gregory Bongiorno, avrebbe dovuto supportare le aziende e velocizzare le istruttorie, «ma che nel tempo, dopo i primi anni di funzionamento, ha di fatto bloccato centinaia di progetti in un collo di bottiglia, rallentando lo sviluppo delle imprese, dalle piccole alle grandi multinazionali, e in diversi ambiti, dal fotovoltaico all'eolico, dalle cementerie fino alle cave. Il risultato? Abbiamo scoraggiato chi voleva investire nell'Isola”.
Se è vero che il tempo è denaro, quanto hanno perso o rischiano di perdere le aziende in termini di utili e finanziamenti?
"Difficile fare una stima, ma siamo nell'ordine di centinaia di milioni di euro, perché sulle autorizzazioni ambientali si gioca gran parte dell'attività produttiva, dall'insediamento di un semplice capannone alla realizzazione del mega impianto di energia rinnovabile. Di certo, dietro ogni ritardo c'è un mancato guadagno dell'imprenditore, che nell'attesa di iniziare, aumentare o efficientare il suo business, perde quote di mercato, finanziamenti regionali stanziati su fondi europei, che rischiano di andare in fumo se non utilizzati in tempo, nonché delibere di mutui bancari, che non durano più di 12 mesi. Nel frattempo, possono cambiare i contesti, può arrivare un'epidemia o una guerra, e l'impresa in questione, magari, non è più finanziabile a causa delle ricadute del quadro internazionale. Ma a perdere non sono solo le imprese».
Cioè? A quali altri soggetti si riferisce?
«Alla Regione, innanzitutto, visto che ogni Provvedimento autorizzativo unico (Paur) rilasciato si traduce in soldi per la casse regionali, ma anche ai Comuni, perché l'apertura di una nuova attività comporta nuovi tributi. E poi, ovviamente, ci sono i risvolti lavorativi: ad ogni startup, corrispondono posti di lavoro in più».
Ma di solito quanto tempo aspettano le imprese per un'autorizzazione, e quanti sono, in percentuale, i progetti ancora bloccati?
«La durata media dell'attesa è di due anni. Quanto al valore percentuale delle pratiche finite nel collo di bottiglia, direi un 70% circa, ma quantificare con precisione è impossibile, anche perché, da otto mesi, nel sito dell'assessorato regionale del Territorio è stata oscurata la parte che monitorava i progetti in entrata e in uscita».
La Corte dei Conti teme che il mancato rilascio dei pareri possa provocare una pioggia di ricorsi, con un danno erariale per la Regione. Lei cosa prevede?
«I ricorsi ci sono già stati, il più noto dei quali ha portato a un maxi risarcimento da 15 milioni, ma non posso prevedere il futuro. So solo che gli imprenditori sono stanchi e scoraggiati, mentre alcune aziende, dopo mesi d'attesa, rinunciano ai progetti. Con un effetto a catena, perché chi vorrebbe investire nell'Isola, "sfruttando" le nostre materie prime a cominciare dal vento e dal sole, davanti al quadro che ho descritto finisce per puntare su altri territori. Va anche ricordato che sopperire alle lentezze della burocrazia ha pure un costo umano: ci sono imprenditori che passano giornate intere a impazzire dietro pratiche e istruttorie».
Il presidente Schifani oltre a riformare la Cts, vuole ridurre i tempi di autorizzazione con un disegno di legge ad hoc. Qualche suggerimento?
«Occorre semplificare, standardizzando la documentazione da presentare attraverso format precisi, in modo tale da ridurre il rischio di errore. Ma bisogna pure applicare un principio di proporzionalità: per esempio, non si può trattare allo stesso modo un progetto per 10 ettari di fotovoltaico e un altro di 500 metri quadri. Inoltre, ci vuole più trasparenza, con un calendario pubblico delle sedute del Cts. Detto ciò, ringraziamo Schifani e l'assessore Pagana per la volontà dimostrata».
 


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