BONGIORNO A LA SICILIA «DAGLI SLOGAN AI FATTI CONCRETI» SICINDUSTRIA SUONA LA SVEGLIA

domenica 8 maggio 2022

Non è più tempo di recitare “a soggetto”. Senza una strategia che abbia visione, anticipi le tendenze e non subisca troppo l'inerzia della congiuntura negativa, non c'è idea di Sicilia che possa essere vincente.
Gregory Bongiorno, presidente di Sicindustria, non è tra quelli che pensano che oggi il mondo sia un brutto sogno, ma rientra tra chi ritiene che occorre attrezzarsi per «impattare con il doppio cigno nero che abbiamo trovato, pandemia e guerra e andare oltre. Ci riempiamo la bocca di parole come “road map”, ma nessuno pensa a fare una bella scaletta di ciò che è possibile realizzare, rimanendo con i piedi per terra anziché annunciare quello che non potrà essere».
A forza di procedere per spot, capita di smarrire la misura delle cose: «Questa - commenta - è una terra in cui abbiamo difficoltà a garantire l'essenziale, dal servizio idrico alle reti fognarie, prima di pensare a volare impariamo a camminare».
A costo di peccare di eccesso di realismo il presidente di Sicindustria preferisce un concreto riepilogo su come vanno le cose rinunciando al balletto delle cifre sul Pil che sale o scende: «Qualche giorno fa un imprenditore dell'alimentare in Sicilia che ha una bella realtà mi diceva d'aver pagato 200mila euro come conguaglio per il 2021 di Gpl, il 35% in più rispetto all'anno scorso. Se questo è avvenuto quasi a bocce ferme rispetto alla vicenda della guerra in Ucraina, che impatto dobbiamo aspettarci per il futuro?».
Il 2022 per Bongiorno sarà un anno complicato: «Non comprendo gli eccessi di euforia sulla ripartenza molte aziende stanno rallentando per capire come riprenderà l'economia, se riprenderà, c'è meno liquidità aspettando anche l'atteggiamento con cui interagirà il sistema bancario». Le banche che hanno messo in campo durante il Covid 240 miliardi per nuovi investimenti e 390 per le moratorie non «potranno nulla contro il -20% mondiale di produzione dei cereali. Inoltre chi sta vigilando sui casi al limite dell'aggiotaggio da parte di chi ha i magazzini pieni e fa alzare i prezzi che continueranno a salire?».
I discorsi vengono riproposti ormai da qualche mese su chi specula e su chi si gira dall'altro lato, l'ennesimo “loop” che non lascia dormire sonni tranquilli: «Non servono i titoli sui giornali quando poi i numeri degli occupati in Sicilia sono sempre quelli e non superano il milione e duecentomila unità e neanche uscire dal cilindro la favoletta del Ponte sullo Stretto dove sono stati pagati 350 milioni di penali e adesso riprendiamo l’argomento a distanza di anni».
C’è bisogno, forse anche più di prima rispetto al passato recente, di una classe politica concentrata “sul pezzo”: «La tendenza al ribasso – stigmatizza Bongiorno – con scelte di conservazione per campare alla giornata è un boomerang che si ritorcerà contro chi minimizza i “mal di pancia” sociali. La disattenzione che la politica ha nei confronti della gente rischia di diventare una grave criticità. Non serve a nessuno l'autoreferenzialità dei sondaggi o il tanto peggio tanto meglio».
Dall'agenda della politica è sparita secondo l'imprenditore trapanese la parola “sviluppo” e la stagione delle riforme siciliane non produce gli esiti che servono: «Se l’espressione “sentite le parti sociali” significa solo invitare qualcuno a un’audizione in Ars di una legge che non nascerà mai o presso i ministeri se parliamo di una norma statale, o se le osservazioni il più delle volte non vengono prese in considerazione, sembra solo un gioco delle parti. E non serve a nessuno. Se alla fine si fa prima a non toccare gli impianti delle leggi non chiamateci proprio».
In realtà di riforme vere l’isola ha bisogno immediato, mentre sui termovalorizzatori per il leader degli industriali siciliani il problema è «quanto va bruciato e quanto si deve continuare a portare in discarica. Occorre che la Regione autorizzi gli impianti per il trattamento dell'organico ancora di più la frazione del “secco residuo” non riciclabile. Tutto quello cioè che non si può recuperare. In ultima analisi la termovalorizzazione non deve superare a mio avviso una percentuale del 20%: non serve mettere dentro tutto nella bocca del forno».
Sull’insularità Bongiorno riconosce l’accelerazione del governo regionale, «essendo riuscito a incasellare il percorso da seguire». Al tempo stesso non si dovrà però smarrire la monetizzazione con risorse compensative dell’idea portata avanti con maggiore “appeal” rispetto al passato: «Su questo è stata trovata la strada giusta».
 


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