LA MALABUROCRAZIA COSTA 4 MILIARDI

sabato 17 maggio 2025

Provate a memorizzare questi nomi, benché difficili da pronunciare: Yuzhen tsentralen e Severozapaden. Sono due regioni della Bulgaria, le uniche in Europa a far peggio della Sicilia per inefficienza della pubblica amministrazione, con l’Isola al terzultimo posto in ambito Ue e ultima in Italia. A far di conto ci ha pensato ieri la Cgia di Mestre, quantificando i danni prodotti alle imprese dalle lungaggini della burocrazia, pari a 80 miliardi di euro l’anno, che nell’Isola, secondo i numeri forniti al nostro giornale dall’Ufficio studi dell’associazione, ammontano a ben 4 miliardi. Anche per questo, secondo un’indagine dell’Università di Göteborg sulla qualità istituzionale ripresa nel report, fra i 210 territori dell’Unione Europea quello siciliano si piazza al numero 208, lontanissimo dalla vetta, occupata dalla regione di Aland in Finlandia, ma anche dalla prima area dello Stivale in graduatoria, la provincia autonoma di Trento, ottantunesima. Non a caso, ricorda la Cgia, i tempi medi per il rilascio di permessi e autorizzazioni da parte della pubblica amministrazione nel Mezzogiorno, e in particolare nell’Isola, restano tra i più elevati d’Europa: «un fardello insopportabile che schiaccia soprattutto le microimprese, costrette a destreggiarsi tra moduli da compilare e file interminabili agli sportelli pubblici». Lo sa bene il presidente della Regione, Renato Schifani, per il quale i dati non sono che una conferma: «La burocrazia è un freno allo sviluppo, sottrae risorse e fa perdere ogni anno centinaia di milioni di euro alle aziende, anche sotto forma di incentivi sprecati per inefficienze e ritardi, come ho scoperto di recente all’assessorato del Lavoro. La mia battaglia quotidiana è riformarla, superando una mentalità rigida e autoreferenziale. Per troppo tempo hanno fatto carriera i raccomandati, non i più capaci. Questo sistema sta iniziando a crollare grazie alla nostra azione. A breve riformeremo la dirigenza pubblica, ma serve anche un cambio culturale: la P.A. deve essere alleata di cittadini e imprese, veloce, digitale e meritocratica». D’altronde, la Regione è stato l’ente siciliano tra i più “lumaca” sul fronte dei pagamenti, tanto che l’Ance Sicilia, insieme ad altre associazioni datoriali, nel 2022 minacciò lo sciopero fiscale per 900 milioni di crediti accumulati dal 2021, peraltro poi smaltiti attraverso un’accelerazione nei versamenti, registrata in generale dal 2023 con diverse tranche di debiti saldati, l’ultima lo scorso marzo, pari a 430 milioni, mentre la stessa Ance, di recente, ha pubblicamente apprezzato «gli sforzi del governo regionale sia sul fronte della puntualità che su quello della sburocratizzazione». Ma le criticità restano, anche e soprattutto fra i Comuni, e i numeri della Cgia, commenta il presidente di Sicindustria Luigi Rizzolo, provano «ciò che da tempo denunciamo: la burocrazia rappresenta un freno insopportabile per il nostro tessuto produttivo e sottrae tempo, risorse ed energie a chi ogni giorno cerca di creare valore e occupazione sul territorio. Serve un cambio di passo deciso. La semplificazione deve diventare una priorità, soprattutto al Sud, dove la macchina amministrativa è troppo spesso un ostacolo invece che un supporto. Sicindustria continuerà a incalzare le istituzioni chiedendo un’amministrazione più snella, trasparente ed efficiente». Preoccupato pure il presidente regionale di Confcommercio, Gianluca Manenti, anche perché «otto imprese su dieci del terziario siciliano non si sentono ascoltate dalle istituzioni locali. Secondo il sentiment dei nostri associati, il 79% degli imprenditori ritiene sia necessario diminuire le pratiche burocratiche, reputando inoltre fondamentale la presenza di un’offerta congrua di servizi per l’evoluzione digitale. Questo vuol dire che le aziende del commercio e del turismo avvertono una grande distanza dalla P.A. soprattutto in termini di procedure, che risultano complesse e lente. Se vogliamo essere competitivi nel Mediterraneo dobbiamo superare l’impasse». (*ADO*)


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